Descrizione | |
Tornano in libreria don Nandino Capovilla e Betta Tusset, con cinque storie d’immigrazione, di speranza, di accoglienza, contro i troppi muri fisici e ideologici che l’Europa sta ergendo. “Ci hanno letteralmente lanciati dentro una barca. Circa venti in un gommone. Quattro giorni di viaggio. Niente acqua. Niente cibo. A un certo punto ho bevuto acqua di mare. Non sapevo che il mare fosse salato”. Così ricorda Festus, uno dei cinque ragazzi giunti fortunosamente dall’Africa in Italia attraverso i l Mediterraneo, che raccontano la loro storia nel nuovo libro di don Nandino Capovilla e Betta Tusset e che ha come titolo proprio una frase di Festus: Non sapevo che il mare fosse salato. Chiamati dai media e dell’opinione pubblica “profughi”, “rifugiati”, “migranti”, per don Nandino e le cinque mamme (tra cui la coautrice) che si prendono cura di loro sono semplicemente “i figli del mare”. Amadou (dal Gambia), Festus (dalla Nigeria), Moussa (dal Mali), Ousain (dal Senegal) e Mady (dal Burkina Faso) hanno visto spalancarsi le porte della canonica, ma soprattutto si è aperto il cuore del parroco e delle cinque donne che li aiutano a vivere una vita più dignitosa. Spesso si sono lasciati alle spalle guerra e povertà, ma anche nel nostro Paese il loro futuro non è privo di punti interrogativi. A infondere coraggio e ad alimentare la speranza ci sono momenti semplici di vita condivisa, ci sono le lezioni d’italiano, c’è la festa per il diciottesimo compleanno di Mady, arrivato qui solo e minorenne. Nel libro, alle loro parole si alternano le riflessioni e i pensieri del parroco e di Adriana, Alessandra, Anna, Betta e Laura: madri che si trovano a fare confronti sulla diversità dei destini e l’uguaglianza delle aspirazioni a una vita normale che dividono e al tempo stesso uniscono i loro figli a questi figli del mare. Grazie al loro impegno, “tante solitudini sono diventate amicizia e condivisione”, scrive nella Prefazione monsignor Francesco Montenegro. Ma anche “grazie a quei fratelli”, scrive ancora l’arcivescovo di Agrigento, “che, venendo nella nostra terra, ci permettono di aprire il nostro cuore per farci entrare dentro il mondo”. | |
Scheda creata Sabato 9 settembre 2017 | |
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Dati aggiornati a novembre 2017
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