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GIUDICI GIOVANNI
Versi della vita
GIUDICI GIOVANNI, Versi della vita
GIUDICI GIOVANNI, Versi della vita
Autore:
GIUDICI GIOVANNI
Titolo:
Versi della vita
Descrizione:
Editore:
Mondadori
Data di edizione:
novembre 2000 2^ edizione
Pagine:
1880
Dimensioni cm.:
11,5x18
ISBN13:
9788804479024
Codice:
136192
Collana:
I Meridiani 0
Prezzo:
Disponibilità:
* Offerta valida 30 giorni (fino ad esaurimento scorte)
€ 76.00
PRODOTTO ESAURITO: non disponibile
Dati aggiornati a novembre 2000
0 - 255 0
Lingua
Italiano
Allegati:
Non disponibile
NON DISPONIBILE
*** Recensione di
a cura di: Giovanni Raboni



La collana I Meridiani
Da Jeorge Amado a Andrea Zanzotto, in trecento volumi, la più importante collana di classici esistente in italia.
A cura di Rodolfo Zucco - con un saggio introduttivo di Carlo Ossola - Cronologia a cura di Carlo Di Alesio. ELZEVIRO Il "Meridiano" di Giudici La vita in versi tra etica e natura di GIOVANNI RABONI Dalla vita in versi ai versi della vita: per noi vecchi lettori e ammiratori della poesia di Giovanni Giudici, la tentazione di questo piccolo calembour diacronico è praticamente irresistibile; e forse non ci sarebbe nemmeno bisogno, fra noi, di molte spiegazioni. Ma il volume dei "Meridiani" che di questa poesia raccoglie e magnificamente illustra (a cura di Rodolfo Zucco e con il contributo di Carlo Ossola e Carlo Di Alesio, cui si devono, rispettivamente, un importante saggio introduttivo e un'accuratissima cronologia) la quasi cinquantennale vicenda è auspicabilmente, anzi sicuramente destinato, oltre che ai vecchi, anche e soprattutto a nuovi lettori. E a loro, credo, non sarà superfluo rammentare che La vita in versi è il titolo del primo libro riassuntivo di Giudici, quello con il quale a metà degli anni Sessanta (cioè nel pieno di una stagione probabilmente irripetibile, segnata dalla comparsa di altri libri decisivi come, per non citarne che alcuni, Nel magma di Luzi, Gli strumenti umani di Sereni, La beltà di Zanzotto) egli si inserì - o, meglio, fu inserito dalla critica più attenta - nel ristretto novero dei protagonisti della poesia italiana del secondo '900. E suggerisce che rovesciando o, se si preferisce, raddrizzando il titolo d'allora in quello - I versi della vita - apposto ora all'intera sua opera (con preferenza, non scontata né casuale, su una dizione neutramente descrittiva del tipo "Tutte le poesie" o simili), Giudici sembra indicare un percorso o almeno un movimento, una tensione, un principio dinamico che attraversa in modo implicito ma essenziale tutto il suo lavoro di questi decenni. All'inizio (all'origine) c'è quello che parecchi anni fa, e proprio a proposito della Vita in versi , mi parve di poter definire come un imperterrito, quasi eroico rifiuto del non dire: la capacità, ecco, di trasformare senza residui in una sorta di degradata e al tempo stesso trascinante elegia il materiale a prima vista irredimibile di un'esistenza piccoloborghese opacamente e atrocemente comune (e dunque, sul piano specifico del linguaggio, di pronunciare su tonalità alte e con inflessioni addirittura auliche anche il più dimesso, il più consunto "parlato" quotidiano). Questo prodigio ossimorico non aveva, a dispetto delle apparenze, nulla di "crepuscolare"; e il suo segreto non era nemmeno (come lo stesso Giudici, a un certo punto, parve credere o lasciar credere) l'ironia. Era, semplicemente, il coraggio (che altri poeti, certo, condivisero allora con lui; ma nessuno, ripensandoci, con altrettanta integrità e abnegazione) di andare fino in fondo, contemporaneamente, sia allo squallore della realtà che allo splendore della poesia; ma, a differenza di altri, senza alcuna pretesa impropriamente ideologica di salvare la prima con la seconda o di adeguare, abbassandola mimeticamente, la seconda alla prima. Da lì - da quella consapevolezza, da quell'ardimento - viene (è venuto) tutto: i dodici libri, le mille e più pagine di poesia che questo volume ci mette adesso a disposizione con esemplare completezza e rigore. E lì, credo, prende necessità e pienezza di senso l'immagine che Giudici ha completato (difficile dire se consciamente o inconsciamente) con il titolo del gran libro che racchiude o, come preferisco pensare, fa il punto sino a qui della sua storia: l'incessante convertirsi della realtà nel proprio contrario speculare e fraterno, la naturale e proprio per questo drammatica continuità-metamorfosi fra il dovere etico di mettere nonostante tutto in versi la vita e l'obbediente, quasi mistico abbandono alla certezza che è sempre e comunque lei, la vita, a trasferirsi e fissarsi e forse eternarsi nella specie eternamente perfettibile dei versi; il fluire, insomma, dentro o attraverso i versi, della vita nella vita. Corriere della Sera Cultura www.corriere.it

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