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MARCONI DIEGO
Filosofia e scienza cognitiva
MARCONI DIEGO, Filosofia e scienza cognitiva
Autore:
MARCONI DIEGO
Titolo:
Filosofia e scienza cognitiva
Descrizione:
Editore:
Laterza
Data di edizione:
Pagine:
167
Dimensioni cm.:
11x18
ISBN13:
9788842063445
Codice:
141323
Collana:
Biblioteca Essenziale 41
Prezzo:
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Lingua
Italiano
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La collana Biblioteca Essenziale
Fa sempre piacere leggere un libro scritto da una persona intelligente. La cosa diviene addirittura entusiasmante se questo tratta, con intelligenza appunto e con grande equilibrio, un argomento affascinante. Ed è difficile immaginare qualcosa di più affascinante dello studio della mente. Per secoli l'unica via per accedere ai suoi misteri è stata l'introspezione, appena sorretta dall'osservazione, necessariamente soggettiva, dell'altrui comportamento. La fine dell'Ottocento ha visto l'inizio della psicologia sperimentale, il cui procedere, lento ma inesorabile, non si è mai più arrestato nonostante il terremoto concettuale rappresentato dalle costruzioni letterarie della psicoanalisi. Il funzionamento del nostro cervello può oggi essere studiato anche avvalendosi degli strumenti della biologia più avanzata, nonché con le tecniche di visualizzazione dell'attività cerebrale che utilizzano strumenti fantastici come la Pet o la risonanza magnetica funzionale. Allorché a tutto ciò si è venuta affiancando la riflessione teorica stimolata dall'avvento dell'informatica e della scienza dei calcolatori e dei robot si è assistito alla nascita delle scienze cognitive, un potente strumento interdisciplinare che sta rivoluzionando in questi anni lo studio della mente e del linguaggio. Questo costituisce l'argomento di Filosofia e scienza cognitiva, un libretto di Diego Marconi appena uscita da Laterza. In centocinquanta paginette il nostro autore riassume alcune delle proposte e delle conquiste di questa nuova scienza, scegliendo con acume ed eccezionale misura quelli che considero gli argomenti più rilevanti e destinati a durare. Da questo punto di vista l'opera può essere letta come un'efficace e rigorosa introduzione alle scienze cognitive. In omaggio al titolo, però, vi si può trovare anche dell'altro: un'approfondita disamina di ciò che la filosofia ha dato alle scienze cognitive e di ciò che ne ha mutuato. La posta in gioco è alta: la nostra visione dell'uomo come elaboratore di idee e utente di linguaggi. Come dire: l'uomo nel mondo, se non l'uomo fa il mondo. Per molti, anche se non per tutti, non c'è dubbio che la scienza moderna ha costretto la riflessione filosofica, se non la cultura in generale, a rivedere alcuni concetti tradizionali e a impostare la nostra visione del mondo su basi in una certa qual misura nuove e diverse. Le scienze cognitive hanno dato e stanno dando in quest'ottica un contributo assai significativo, un contributo che va dritto alle sorgenti del conoscere e del comunicare. I dibattiti sull'apprendimento della lingua, sulla coscienza, sulla categorizzazione, sulle rappresentazioni mentali e il cosiddetto linguaggio della mente che hanno caratterizzato gli ultimi trent'anni delle scienze cognitive hanno molta probabilità di lasciare un segno sulla riflessione filosofica a venire. Un punto che il nostro autore coglie particolarmente bene, e al quale dedica un certo spazio, è quello che ruota intorno a ciò che lui chiama "Il ritorno della natura umana". Il pensiero antropologico e sociologico degli ultimi quarant'anni tendevano infatti a dissolvere il concetto stesso di una specifica natura umana, per lasciare il posto a una quasi infinita plasmabilità degli individui, sulla base pressoché esclusiva delle istanze, delle correnti e quindi delle mode culturali. L'esplorazione sistematica di alcune caratteristiche portanti del nostro modo di percepire, comprendere, rappresentare, immaginare, significare e comunicare intrapresa dalle scienze cognitive sembra invece al momento ricollocare la natura dell'uomo, con tutti i limiti inerenti a questa nozione, al centro delle analisi e delle riflessioni più approfondite e avvertite. Si tratta di un aspetto indubbiamente interessante accanto al quale io tendo a sottolineare anche il fatto che le scienze cognitive si propongono con prepotenza come scienza guida dello sviluppo di ogni futura epistemologia, o almeno di quella impostazione dell'epistemologia che gli autori anglosassoni chiamano "naturalizzata" e che io chiamo "sperimentale". Alle domande classiche del problema della conoscenza si propone, secondo questa linea, di dare risposte che rispecchino almeno in parte le risultanze dell'osservazione sperimentale. Sembra ovvio, ma non lo è. Non fosse altro perché fino a poco tempo fa la sperimentazione aveva ben poco da dire sulle forme dell'apprendere, del ritenere e del comunicare. Oggi non è più così. Giorno dopo giorno impariamo qualcosa e ci forgiamo un'idea del nostro modo di costruirci in un rapporto tutto sommato affidabile con il mondo esterno. Non è lontano, secondo me, il momento in cui potremo cominciare a fare l'inventario di quella forma a priori della conoscenza di cui parlava un po' di tempo fa un certo Kant. E chissà che non ci sia qualche sorpresa. Corriere della Sera. Cultura.

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