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Questo libro, scrive l'Autrice, non ha un titolo che richiama il Vajont. Sono stati scritti molti libri su quella catastrofe che ha cancellato paesi, portando con se genti e generazioni. Responsabilità, mezze verità, perizie, risarcimenti, numeri, questo è quello che finora si è letto. Non si è raccontata, invece, la storia dei nostri cuori, continua Viviana Vazza. Così io, usando un titolo delicato, fanciullesco, ho deciso di raccontare il mio dramma. M'accingo in modo delicato, gentile per non far male agli altri, a mettere in risalto la parte più importante del mio essere: la sofferenza, l'accettazione del trauma e di conseguenza del disastro. Nata in un luogo che per me era il massimo, da genitori che non avrei lasciato per alcun motivo, con parenti che trastullavano le mie ore d'infanzia insieme ai ricordi e alle nostre tradizioni: tutto questo lo racconto quasi accarezzando il mio passato. Un accenno ricco di sentimenti e d'affetti, sempre però con il nemico alle spalle" La Diga". La mia Via Crucis alla ricerca dei miei cari e dopo anni di me stessa. Ho dovuto rimuovere quel macigno d'atroce dolore per rientrare nel mondo della mia infanzia, continua Viviana , e devo ammettere che è stata un'avventura a volte straziante. Credo, però, che in ognuno di noi ci sia la forza o meglio l'energia sufficiente per riscoprire le nostre verità. La nostra vita scorre su un binario segnato! Siamo noi che dobbiamo decidere in che direzione andare. Ho scelto la guarigione, l'essere serena assegnando un posto preciso a questa tragedia. Accettare che il mio male possa essere d'aiuto a tante persone che in questo momento soffrono. Ho osato seppellire" Le scarpette di vernice nera ". Hanno segnato una parte importante della mia vita! Ora oso dire, dopo questo libro, di aver iniziato un'altra fase della mia vita. | |
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