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Il 28 giugno 1914 a Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, alcuni colpi di pistola sparati dallo studente nazionalista serbo Gavrilo Princip uccisero l'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando e sua moglie, innescando una serie di decisioni politiche e avvenimenti che condussero allo scoppio di una guerra su scala mondiale. Jean-Jacques Becker, analizzando con grande rigore gli avvenimenti del 1914, smentisce la teoria, da sempre accettata, secondo la quale la prima guerra mondiale sarebbe stato un evento in qualche misura "inevitabile". Attraverso l'analisi puntuale di un ricchissimo materiale storiografico (che comprende memorie e diari, scambi epistolari - per esempio quelli tra Guglielmo II e Nicola II -, periodici e pamphlet), l'autore ci offre una nuova chiave di lettura della vicenda. Attraverso le parole e le scelte di presidenti e imperatori, ambasciatori, intellettuali e leader politici di ogni livello, si dipana davanti ai nostri occhi l'intreccio quasi diabolico di ostinazione, ingenuità e inettitudine che incendiò l'Europa d'inizio secolo. Nei primi mesi del 1914, tutti pensavano che la guerra non sarebbe durata più di qualche mese, e che non avrebbe oltrepassato i limiti di una contesa "locale" tra Austria-Ungheria e Serbia: un errore fatale, nel quale incapparono non solo eminenti capi di Stato (il viaggio in Russia di Poincaré e Viviani nei giorni dell'ultimatum austroungarico) ma anche le organizzazioni operaie, con la Seconda Internazionale incapace di sanare i dissidi tra socialisti francesi e socialdemocratici tedeschi. L'AUTORE JEAN-JACQUES BECKER, professore emerito di Storia contemporanea all'Università di Paris X-Nanterre, è presidente dell'Historial de la Grande Guerre di Péronne | |
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