Descrizione | |
Eugenio Corti, gią sottotenente nella campagna di Russia, in questo suo romanzo sembra contenere nella sua carne il dolore atroce, indescrivibile e incomprensibile che travolge, schianta, abbrutisce i nostro soldati nella ritirata dalla Russia all’inizio del 1943; non lo descrive il dolore, lo rivive, vi si inabissa e si perde. La ritirata, nella disfatta organizzativa, nel gelo siberiano, senza provviste per i soldati, senza armi, senza benzina per gli automezzi, senza scarpe, costretti a piede fino a lasciarsi morire per sfinimento. Chi non moriva poteva finire prigioniero nei lager, dove ancora si ripetevano le sofferenze per fame, per il freddo, per la disperazione e nella disperazione, il cannibalismo. Nel romanzo il degrado del lager č raccontato dal sottotenente Michele Tentori, partito volontario in Russia proprio per conoscere il comunismo; fatto prigioniero ha una solo speranza, sostenuta da una fede robusta, di poter tornare a casa e testimoniarne la brutalitą. I lager gią accolgono milioni di russi colpevoli solo di "aver pensato" in modo, forse, difforme dal Partito e con la disfatta dell’esercito, si aggiungono i soldati italiani. Si muore di fame, di freddo, di cannibalismo, si vive tra degrado e terrore che supera l’immaginazione di menti anche fortemente tarate. Bestialitą! Gli aguzzini non danno tregua; hanno paura che le spie che il partito comunista ha disseminato nei lager, possano accusarli di convivenza con il nemico, se non mostrano con i prigionie ri una durezza pił che bestiale. Nel 1944, improvvisamene, il clima di terrore nei lager si allenta, arrivano i commissari del popolo, italiani e comunisti, tra cui il cognato di Togliatti, per inculcare nei prigionieri italiani, che si pensa saranno rimpatriati, i temi della grandiositą del regime comunista.(con Togliatti in Russia erano espatriati oltre 300 antifascisti, di questi almeno 200 sono finito nei lager e uccisi, gli altri 100 si sono fatti propagandisti.) In queste pagine della ritirata emergono per capacitą, coraggio, resistenza, solidarietą quasi solo gli alpini: si leggono pagine memorabili. Ma con gli alpini emerge per contrasto l’incapacitą totale dei generali, veri responsabili delle sofferenze dei soldati: credo che il lettore non potrą non inveire in cuor suo contro questi "macellai" leggendo "ordini" a dir poco sconsiderati, criminosi. L’incapacitą e la stessa mancanza di strategia erano prevedibili; l’esercito italiano non era preparato alla guerra, non lo e ra la societą italiana, non lo era l’industria. Il romanzo segue poi quei personaggi gią incontrati nelle prime pagine del romanzo e che vissero la loro avventura di soldati in Africa e in Grecia: anche qui impreparazione, disfatta, morte e prigionia. Arriva l’8 settembre, l’inizio della guerra partigiana, le elezioni del 48 e le speranza di una nuova Italia. Il romanzo si spinge fino agli anni 80 che vedono proprio l’affievolirsi di quelle speranze, con ben aveva previsto De Gasperi che inutilmente aveva sollecitato la modifica della costituzione o almeno una nuova legge elettorale. Lasciamo ai lettore percorrere questa parte della storia d’Italia attraverso le avventure romanzate dei personaggi che Corti ha creato; mette conto di ricordare quanto amaro fu per il sottotenente Michele Tentori, divenuto scrittore, lo sperimentare al primo avviarsi della democrazia italiana, l’infausto patto tra democristiani e comunisti: i democristiani si tennero la gestione dell’economia, i comunisti quella della cultura , della scuola, dell’universitą. Corti scrive i romanzo nel 1980. | |
Scheda creata Venerdi' 30 maggio 2014 | |
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