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Metà di un sole giallo è la storia di molte Afriche: quella sensuale della splendida
Olanna, che rinuncia ai privilegi per amare il professore idealista Odenigbo, e quella concreta della sua gemella
Kainene, che affronta il mondo con l'arma del sarcasmo; l'Africa superstiziosa di Mama e Amala e quella colta ed emancipata del circolo di
Odenigbo, l'Africa naïf del giovane servitore Ugwu e quella archetipica inseguita dall'uomo di
Kainene, Richard.
Quando entra a servizio dal bizzarro professore di matematica Odenigbo, Ugwu è un ragazzino dei villaggi che non ha mai visto un lavandino. L'acqua, dove vive lui, scorre solo alla fontana pubblica, il cibo si prepara in cucine fumose e affollate e non si conserva in grosse scatole fredde dai ripiani colmi, le notizie passano di bocca in bocca anziché uscire da quel coso prezioso che Padrone chiama radiogrammofono.
La geografia, là da lui, ha i confini minuscoli delle terre visitate, e la storia, quelli dei ricordi familiari.
Ma in quei primi anni Sessanta del Novecento, nella fetta di territorio igbo del sudest nigeriano che per breve tempo andrà sotto il nome di Biafra, già si agitano i fermenti secessionisti e di lì a poco la distanza pur siderale fra un salotto borghese di Nsukka e un umile villaggio del bush sarà spazzata via da uno dei conflitti più devastanti che l'Africa ricordi - la Guerra Civile Nigeriana - che, confondendo le demarcazioni sociali ed economiche, inciderà il confine fra la vita e la morte lungo nuove
linee etniche.
Non conteranno più i beni e i saperi di un tempo, conterà essere hausa e non
igbo, avere fattezze che consentano di sfuggire alla persecuzione, trovare cibo a sufficienza per strappare i propri figli al
kwashiorkor. Odenigbo, già campione del rinnovamento, scoprirà allora di non saper reggere il peso del proprio zelo rivoluzionario; la fragilità di
Olanna, la «bruna sirena» che lo ama dall'alveo protetto della sua bellezza e del suo inglese impeccabile, si tramuterà al contrario in una forza straordinaria di conservazione degli affetti; la stessa che dimostrerà la sua gemella
Kainene, la beffarda, la sfuggente, ancora una volta tradita e delusa, ma capace di sciogliere il suo dolore in quello di un intero popolo, perché «ci sono cose talmente imperdonabili da rendere perdonabile tutto il resto»; e all'uomo che l'ama,
Richard, giunto dall'Inghilterra per studiare l'arte di Igbo-Ukwu, il suo esempio servirà da monito e stimolo per interrogarsi sulle responsabilità del colonialismo bianco e sul
l'onda lunga delle sue conseguenze.
Quanto a Ugwu, imparerà a conoscere le cose e, inevitabilmente, a desiderare di non averle mai conosciute. Pur nella frammentazione del punto di vista narrante con cui Adichie restituisce le sfaccettature della vicenda, è al ragazzino dei villaggi che si riconosce la prospettiva più autorevole.
Sua è la prima parola, e sua sarà anche l'ultima.
Metà di un sole giallo è la storia di molte Afriche: quella sensuale della splendida
Olanna, che rinuncia ai privilegi per amar
e il professore idealista Odenigbo, e quella concreta della sua gemella Kainene, che affronta il mondo con l'arma del sarcasmo; l'Africa superstiziosa di Mama e Amala e quella colta ed emancipata del circolo di
Odenigbo, l'Africa naïf del giovane servitore Ugwu e quella archetipica inseguita dall'uomo di
Kainene, Richard.
Tutti questi mondi, con il loro bagaglio di felicità e dolore, di generosità e crudeltà, di amore e gelosia, vengono travolti dalla piena della storia quando nel 1967 la proclamazione d'indipendenza dalla Nigeria della Repubblica del Biafra sfocia in una tragica guerra civile.
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Metà di un sole giallo ha vinto l'Orange Broadband Prize 2007.
Premio Nonino 2009
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