Gualtiero
Peirce
Il Signore è grande e non si può disegnare
(perché nel foglio non ci sta)
Per la prima volta bambini ebrei, cristiani e musulmani raccontano come vedono Dio e ci parlano della paura, del perdono, della colpa e dell'eternità
Peirce
ha trascorso molto tempo ad ascoltare gli alunni di tre scuole confessionali di
Roma. Ne è nato un magnifico reportage in cui i bambini ci regalano momenti di
candore e stralunata saggezza, definizioni buffe, visioni e concetti che ci
riportano alle origini del pensiero religioso.
Prima C, scuola elementare ebraica. Gaia punta al cuore del problema: «Maestra,
ma Dio come è nato?» «Secondo voi? Chi ha un'idea?». «Con la mamma!» «Con
il vento!» «Con le nuvole!» «Ma bambini, questa è una storia difficile da
capire, per ora...» Invece no. C'è un bimbo di 6 anni che lo sa: «Maestra...
Dio è nato con le parole».
Seconda B, scuola elementare cattolica: «Ditemi un po', a chi somiglia Dio?»
Un paio di alunni si mettono subito al sicuro: «Alla maestra!», «Ai genitori!»
Poi alza la mano Sofia, guardando dritto dritto dietro gli occhiali rossi: «Dio
assomiglia a Giulio!» E con l'indice benedice il compagno che le sta di fronte,
tutto rosso di imbarazzo.
Moschea, scuola integrativa per bimbi musulmani. «Noi siamo tutti figli di
Adamo...», racconta l'imam. Tasnim, il velo intorno al viso, si fa due conti:
«Tutti? Ma proprio tutti? Madonna, quanti figli!»