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Questo è un libro assai singolare. Non tanto perché sta a metà tra
Antropologia e letteratura, quanto perché presentandosi come il racconto
della vicenda umana di un africano eccezionale, Grégoire Ahongbonon, di
fatto è una non usuale testimonianza della inquietudine intellettuale di un
antropologo particolarmente attento alle realtà osservate.
Deciso a raccontare delle sue esperienze di ricerca in Africa, Valerio
Petrarca, per uno strano gioco di specchi rovesciati, finisce infatti con il
viversi cambiato radicalmente rispetto alla sua rappresentazione del mondo.
Le strutture create a Bouaké da Grégoire ospitavano, quando Petrarca le ha
visitate, pazzi e scartati di ogni tipo.
Grégoire è arrivato a farsi carico di questa realtà sulle orme del
Vangelo, anche in conseguenza della cancellazione a causa della guerra in
Costa d’Avorio di ogni forma di assistenza pubblica.
Soprattutto una condizione come questa, ma non solo, ha portato Petrarca a
riflettere sulle ragioni del suo lavoro scientifico oltreché sul mondo
osservato.
Parlarne è stato per lui il tentativo di esorcizzare la scoperta,
convertitasi in alienazione intellettuale, che contro la presunzione
dell’Antropologia di assumere l’io narrato come testimonianza degli
altri io, si denunciano eventi, la guerra in Costa d’Avorio, ma anche
molti altri, in cui «le classificazioni concettuali si sbriciolano a una a
una e non restano che individualità separate e sperdute».
Le pagine di Petrarca vogliono essere anche un
tentativo di dare voce a queste umanità disperse, esorcizzando nello stesso
tempo una inquietudine personale dovuta all’evidente fallimento della
pretesa delle scienze sociali di volgere le diverse realtà in costruzioni
concettuali in grado di farne intendere le dinamiche segrete.
L'autore
Valerio Petrarca (Napoli,
1956) insegna Antropologia culturale nell'Università di Napoli «Federico
II».
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