Si tratta della traduzione in lingua corrente della «Vita» di santa Umiltà da Faenza, scritta in volgare da Silvestro Ardenti nel 1345.
Durante il regno dell’imperatore Federico II, in Romagna, nella città di Faenza, visse un uomo straordinario, di famiglia nobile: si chiamava Dalimonte e la moglie Richelda, nobildonna. Dio li benedisse con la nascita di una splendida figlia, alla quale diedero il nome di Rosanese. Che… si farà poi monaca, prendendo appunto il nome di Umiltà.
Perché ques
to profilo – vivacissimo e interessante – potesse risultare comprensibile ai lettori di oggi, l’autrice ha elaborato il racconto, inserendolo all’interno di una cornice: il dialogo tra due personaggi: l’agiografo Ardenti e la monaca Margherita, una delle prime figlie spirituali della santa.
Emerge come santa Umiltà non sia stata solo una taumaturga, ma anche una donna vera, sposa e madre, un’asceta convinta, una mistica, una fondatrice. Ella non ha «saltato» le tantissime difficoltà e contrasti che
si sono presentati, anche da parte ecclesiale, ma li ha affrontati con umiltà e determinazione, non fuggendo dal limite ma attraversandolo nella logica della fede.
La pubblicazione commemora il VII centenario della morte della Santa, avvenuta il 22 maggio 1310.
In tutti quelli e quelle che le stavano intorno
santa Umiltà accendeva il fervore
di servire all’altissima Maestà,
crescendo in tutte le virtù
sino al 22 di maggio dell’anno 1309
dall’incarnazione del nostro Signore
Gesù Cristo,
quando morì.
La collana raccoglie biografie essenziali per una prima conoscenza di personaggi, santi e non, che hanno un messaggio da comunicare all'umanità d'oggi. La collana è diretta da Gabriella Collesei.
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