Il tema dei procedimenti diretti ad appurare che l’indagine sia portata avanti dal giusto ufficio è caratterizzato da due lacune: una sta nelle norme, l’altra nella teoria, ma risalgono entrambe all’illusione accusatoria che ha segnato la fine degli anni Ottanta.
La convinzione che il cuore del processo penale sarebbe stato il dibattimento e che i momenti anteriori potessero essere regolati secondo forme e garanzie poco stringenti, ha deformato il concetto di procedimento: per tale ragione, nel
l’impianto normativo entrato in vigore nel 1989 (DPR n.447 del 22/9/1988), la competenza del pubblico ministero è sottoposta a controlli debolissimi.
Sfruttando questo varco, molte procure hanno a poco a poco debordato, tanto da convincere il legislatore a tornare sui suoi passi: l’introduzione dei contrasti positivi, prima, e del procedimento incidentale di verifica sulla sede dell’indagine, poi, sono i segni d’un ripensamento, peraltro ancora insufficiente.
Questo Volume è un tentativo di co
lmare quelle lacune.
Da una parte tenta di proporre soluzioni interpretative inedite, talvolta dichiaratamente provvisorie e sperimentali, ma comunque autonome, cioè sganciate da quelle tradizionalmente raggiunte per la fase del processo e dall’altra offre alcune indicazioni per una riforma che porti a compimento questa lunga transizione ed introduca un procedimento di controllo nuovo e veramente affidabile.
SOMMARIO
I. La struttura del controllo giurisdizionale. II. La d
ichiarazione d’incompetenza del giudice per le indagini preliminari. III. Il controllo gerarchico. Conclusioni.
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