«Un’anima pura consacrata a Dio non dovrebbe essere esposta al costante contatto con gli esterni, neppure se si tratta dei parenti, né loro dovrebbero recarsi presso di lei o lei presso di loro; né dovrebbe udire ciò che non è appropriato, dire ciò che non le si confà, o vedere ciò che potrebbe offendere la castità»
Cesario di Arles, Regula Sanctarum Virginum Fra Cinque e Ottocento, molto spesso per ragioni economiche, le figlie della nobiltà finivano in convento. Se la storia della monaca di Monza ci ha consegnato un’immagine nera della monacazione, è anche vero che nel convento le donne trovavano un’alternativa al matrimonio, e una vita forse migliore di quella che avrebbero avuto nel mondo. Il libro racconta con chiarezza, attraverso la voce stessa delle monache, com’era vivere in quel luogo protetto: «repubblica» femminile, occasione di educazione e di fioritura artistica e letteraria, il convento ha potuto essere contemporaneamente una prigione e un’esperienza di emancipazione e libertà. | |
Silvia Evangelisti insegna Storia moderna nell’University of East Anglia. | |
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Data ultimo aggiornamento: Martedi' 24 aprile 2012 |